Individuare un argomento su cui incentrare un articolo di promozione sociale, ha significato per me, incontrare non poche difficoltà.
Volendo prendere spunto dall’ambito sociale, ho subito capito che, molti sarebbero stati gli argomenti meritevoli della mia attenzione, eppure solo uno in particolare, sento di non poter fare a meno di affrontare, soprattutto considerando il nostro particolare periodo storico.
Come rappresentante dei Giovani mi sento in dovere di fare una importante denuncia sociale. Noi giovani siamo esposti, al reale e concreto pericolo, di crescere senza l’importante e genuino apporto delle tradizioni. Con il termine “tradizioni” non intendo solo la mancata trasmissione nel tempo di rituali e usanze, ma la perdita, volontaria e consapevole, di abitudini, atteggiamenti e modi di vivere che da sempre hanno fatto sì che intere generazioni resistessero nel tempo.
A differenza di molti miei coetanei, ho avuto la fortuna di poter apprendere tutto quello che c’è da sapere al riguardo, dalla presenza affettuosa e costante dei miei nonni. Ma per chi, diversamente da me, non ha potuto contare su questa fortunata presenza, mi chiedo dove potrà recuperare tutto quello c’è da sapere. Infatti, crescendo con loro non mi è stato difficile respirare quell’affetto reale e sincero che nutrivano verso gli altri, indipendentemente dal fatto che si trattasse di altri componenti della famiglia o semplici vicini di casa. Il loro affetto era una costante, che veniva alimentato giorno dopo giorno, dai tanti gesti e le tante attenzioni che scandivano le loro giornate. Il classico prezzemolo chiesto in prestito alla vicina, diventava occasione per scambiare due chiacchiere e farsi compagnia, mentre ora si ha quasi paura di fare amicizia con chi ci abita accanto, perchè l’importante è essere riservati e tutelare la privacy, propria e altrui. Ovvio, che questo succede nei migliori dei casi. Abbiamo ricercato e desiderato uno stile di vita fatto di molteplici possibilità e occasioni, ma non abbiamo capito che questo modo di fare ci ha allontanato dalle cose realmente importanti. Le nostre case sono sicuramente più belle e più nuove ma non si ha il tempo per viverle. Sono piene di oggetti ma poche sono anche cariche di affetto. Tutto questo per me è sintomatico proprio del fatto che abbiamo voluto considerare certe abitudini “obsolete” e soprattutto “bigotte”, insomma di altri tempi. Invece sono sempre più convinta che per provare a venir fuori dai tanti problemi che quotidianamente attanagliano la nostra società bisognerebbe ripartire da lì. Riprendere dal momento in cui si è cominciato a dedicare tutte le proprie energie più al lavoro che alle famiglie. Certo il lavoro nobilita l’uomo e gli permette di vivere ma è anche importante trovare il tempo per stare in famiglia e crescere insieme, allargare la propria rete sociale e recuperare valori come lealtà e sincerità che stonano molto con l’epoca in cui viviamo. Insomma un ritorno alle origini non guasterebbe.